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Produzione industriale in Italia
Produzione industriale in Italia

La produzione industriale in Italia ad aprile 2022 è salita dell’1,6% rispetto al mese di marzo e del 4,2% su base annuale (al netto degli effetti di calendario). Lo riporta l’Istat, sottolineando che si tratta del terzo mese consecutivo di crescita congiunturale dell’indice. Il dato supera di molto le attese del consenso degli economisti: -1,1% mese su mese e -0,2% dall’aprile 2021. “Un’ottima notizia per il nostro Paese, che ci induce all’ottimismo nel momento in cui la Bce cambia l’intonazione alla sua politica monetaria. Con un’economia così in salute, una crescita per il 2022 al 3% o superiore non è affatto impossibile”, ha commentato con una nota il ministro per la Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta. 

Guidano beni di consumo ed energia

Nel dettaglio, a registrare gli incrementi più alti rispetto al 2021 sono stati i beni di consumo (+11,3%) e dell’energia (+4,7%), mentre la crescita è stata più contenuta su beni intermedi (+2,6%) e beni strumentali (+0,7%). Entrando più nello specifico nei singoli settori di attività economica, quello che si è dimostrato il più dinamico in assoluto è stato quello industriale tessile e di abbigliamento, pelli e accessori, che ha riportato un +23,4% su base tendenziale. A seguire prodotti farmaceutici (+19,8%), coke e prodotti petroliferi raffinati (+9,4%). Calo annuale solo per la metallurgia (-2,3%), i prodotti chimici (-1,5%) e i mezzi di trasporto (-0,7%). 

Agroalimentare, +8%

A dimostrare resilienza anche la filiera agroalimentare che, secondo uno studio Coldiretti basato sulle rilevazioni dell’istituto di statistica, ad aprile è balzata dell’8%, quasi il doppio della media dell’industria. Il presidente dell’associazione di categoria dell’agricoltura,  

Carlo Prandini, ha chiesto interventi immediati a sostegno del settore, evidenziando come la guerra abbia dimostrato che “non dipendere dall’estero è un tema strategico di sicurezza nazionale in un Paese come l’Italia”. 

Mameli ( Intesa Sanpaolo): si riducono le possibilità di recessione

Le cifre pubblicate oggi, ha affermato Paolo Mameli, senior economist della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, confermano la stima dell’istituto sulla crescita del pil italiano, prevista per il 3% e superiore rispetto al consenso. “I rischi rimangono al ribasso, ma l’eventualità di uno scenario recessivo di worst case, risultante da un embargo sul gas russo, sembra essersi ridotta nelle ultime settimane”. In particolare, pur attendendosi che l’industria manifatturiera riporti un indebolimento nei prossimi mesi, l’economista ritiene che la debolezza del settore possa essere compensata dalla ripresa nei servizi e nel commercio al dettaglio, insieme alla “fase ultraespansiva nel settore delle costruzioni” determinata anche dai bonus edilizi. 

Unc: gli aiuti alle imprese hanno funzionato

Commentando i dati Istat il capoeconomista di Nomisma, Lucio Poma, ha dichiarato: “Il costo dell’energia continua a restare elevato, così come quello delle materie prime che talvolta addirittura scarseggiano. Anche la logistica vede aumentare i propri costi, di pari passo alle difficoltà e complessità internazionali. L’inflazione è al 6,9% di cui il 3,3% ascrivibile alla componente di fondo. La Bce ha terminato il quantitative easing annunciando il primo aumento dei tassi di riferimento per luglio. In questo contesto sfavorevole la nostra economia continua ad andare avanti”. Da parte sua il presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, Massimiliano Dona, ha parlato di “dati positivi”, sottolineando come il caro bollette delle imprese non abbia impattato sulla produzione: “Ci sono due possibili ragioni. La prima è che le imprese hanno scaricato sui consumatori finali i maggiori costi energetici sotto forma di aumento dei prezzi. La seconda è che gli aiuti del Governo a favore delle imprese hanno sortito il loro effetto. Sono vere entrambe le cose”.

Pierluigi Mandoi (Milano Finanza 10/06/2022)

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